Critica al progetto Green building di Bernate Ticino


L’architettura crea a volte dei legami casuali tra l’analisi critica e razionale, e la forma, quest’ultima definita dall’architettura stessa come “manifestazione spaziale di specifiche intenzionalità costruttive”.

 

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Nell’architettura presa in esame, è evidente quanto la forma sia esplicita e coerente la filosofia del progetto che determina uno spazio ricavato da precisi schemi organizzativi.
Sembra di osservare una scatola bianca intagliata, creando a sua volta altre scatole rigide ma gradevoli, e che ben si legano alla facciata che crea un vero design orginale con un carattere ben distinto.

 

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Un’opera creata da un modulo, dal sapore metafisico, di forte impatto ma che non stanca di farsi ammirare, posizionata in modo non ridondante.
Altro punto di forza di questa architettura è lo “spessore” di questa parete modulare che va in netta contrapposizione con la trasparenza e la leggerezza delle aperture e del parapetto, alla vista fuggiva inesistente, della terrazza.

 

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E’ consueta abitudine, oggi, il tentare disperato, da parte degli architetti, di mascherare ciò che sta diventando sempre di più un vero e proprio paesaggio costruito per la maggior parte da sagome, le quali ricadono tutte nell’oblio della banalità, tanto grandi, spettacolari e simboliche quanto completamente racchiuse nel proprio ego di bella presenza a scala monumentale.
Ciò che differenzia, la nostra scatola bianca, dalla banalità dozzinale applicata a grande scala, è il semplice gesto grafico comunicativo.
Altro non è che una semplice definizione dettata da una naturale estrusione di linee, un gesto che, come già detto, comunica in modo, esplicito e veloce, dotata di sex appeal , merito della grazia innata delle linee, nonostante la loro rigidità richieste dallo stile minimal; differenziandosi anche dal tipo di approccio costruttivo adottato, andando a porsi come linea guida per ottenere e dare un grande contributo alla città del futuro, migliorandone qualitativamente la vita all’interno e all’esterno di essa.

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Interessante e particolare è il forte richiamo e assonanza, nella parte posteriore della casa (rispetto all’asse stradale), al movimento moderno ed in particolare ad alcuni concetti formali di Charles-Edouard Jeanneret-Gris, riproponendo, al piano terra, una chiave di lettura alternativa al piano a pilotis, ottenuto tramite bucature della parete da elementi trasparenti, creando così un piano terra leggero diversamente, che sostiene un volume (secondo piano) in aggetto, sollevandolo dal terreno.

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Attenzione particolare è stata sottoposta alla cura del dettaglio, ciò è tale da rendere il tutto armonioso, e ogni singolo elemento è strutturalmente e filosoficamente concatenato.

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Il tempo e lo spazio non hanno permesso di riproporre, all’interno dell’edificio, il modulo di facciata che caratterizza questo edificio, realizzando un vero “fil rouge”, che avrebbe creato un legame dall’esterno all’interno.


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Norberto Marzo Assistente stagista Erasmus Placement con note e modifiche di Luca Giordano, il progettista dell’opera

Assistente al progetto Lisa Colombo